Scrivo, quindi sono
Dal Romanzo di Famiglia al Diario Terapeutico, trasportare sulla carta ricordi, emozioni e pensieri sta tornando ad essere un’occupazione diffusa
Nel bailamme confusionario e commerciale di scrittori che tentano la via del successo e della notorietà, spesso preda di case editrici più attente ai possibili sviluppi economici di un lavoro che non alla produzione di materiale di qualità, scrivere per se stessi torna in auge.
In questi casi la scrittura non è affatto, come può sembrare, fine a se stessa, una perdita di tempo, un lavoro sterile e improduttivo, anzi.
Rappresenta la riconquista di uno spazio e di un tempo interamente dedicati alla propria persona, dedicando al vissuto individuale ascolto, attenzione, comprensione, empatia, sostegno.
Leggere le proprie parole significa prendere coscienza di ciò che nasce dal profondo e che può essere svelato senza timori, non essendo destinato ad altri che a sé. Tutto è lecito e tutto è meritevole di perdono, la gioia può essere rievocata a una lettura successiva, mentre un profondo dolore può terminare di torturare l’anima restando imprigionato nella carta.
Ancora di più se ci si lascia andare alla scrittura a penna, senza cedere alla tentazione di utilizzare il computer e concedendosi il lusso di vergare a mano il proprio racconto, godendo del gesto nel tracciare lettere e parole e delle sensazioni che derivano dal lasciare traccia di sé e della propria persona.
In passato tenere un diario era un'attività comune. In esso si riversavano i ricordi della giornata, i pensieri più intimi, fantasie infantili, adolescenziali e senili, sogni e desideri. Gli eventi negativi venivano sublimati attraverso la scrittura, in una rielaborazione personale capace di attenuarne le tinte cupe e alleviare la sofferenza. Quelli positivi ottenevano righe e righe di dettagli e puntualizzazioni per permettere anche a distanza di tempo di non dimenticare nemmeno un particolare. E ogni fatto degno di nota veniva, per l'appunto, annotato diligentemente a testimonianza della sua importanza nel fluire dell'esistenza dello scrittore.
Oggi non sono molti coloro che si dedicano a questa attività, spesso ridotta a qualche breve appunto in agendine sempre più compatte o, nel rispetto dell'evolvere dei tempi, all'inserimento in cellulari o palmari. Il tempo è diventato merce preziosa, e pur rimproverandoci di non dedicarne a sufficienza a noi stessi, preferiamo svagarci con strumenti meno impegnativi, prima fra tutte la televisione.
Sarebbe auspicabile un ritorno alla scrittura, nell'ottica di rivolgere l'attenzione alla propria persona anche solo per qualche minuto ogni tanto. Giusto per riscoprire il piacere di scrivere, di lasciare traccia di sé, di rileggersi a distanza di tempo e di elaborare i propri vissuti, scoprendo che non è mai tempo perso.