La calligrafia come espressione di sé
Il gesto grafico è un importante elemento rappresentativo della propria espressività
Se è vero che ogni traccia grafica rappresenta l'espressione della propria persona, così come è vero per il disegno, allo stesso modo così è per la scrittura a mano libera.
La grafologia rappresenta uno strumento ormai riconosciuto e accreditato per svelare alcuni tratti costitutivi della personalità. Ma così come nella scrittura lasciamo traccia di noi, del nostro vissuto, delle emozioni e del carattere, così l'azione stessa dello scrivere ha un'influenza profonda sulle nostre condizioni psicofisiche.
A differenza di un tempo, quando la tecnica calligrafica era tenuta in grande considerazione e si insisteva lungamente sulla qualità e sulla bellezza estetica della forma delle lettere, oggi si è purtroppo arrivati ad un punto in cui l'attenzione alla scrittura in corsivo passa spesso in secondo piano.
Alcuni ragazzi, soprattutto durante gli anni del liceo, sviluppano una propria modalità di scrittura a mano libera estremamente difficile da comprendere, con caratteristiche di forma o struttura talmente modificate da risultare illeggibili. Molti insegnanti, spinti dalle difficoltà oggettive nel decifrare gli elaborati consigliano allora, e talora pretendono, l'uso dello stampatello. Molti adolescenti, dal canto loro, passano spontaneamente questa modalità di scrittura, a volte ritenendola più chiara e leggibile a posteriori anche personalmente e altre volte per semplificare, a loro dire il lavoro di eventuali lettori.
La sostanza, però non cambia: lo stampatello, povero di elementi caratterizzanti rispetto alla ricchezza di particolari e di informazioni offerte dalla corsivo, offre una straordinaria opportunità di nascondersi agli altri. La mano è costretta a muoversi interrompendo continuamente il proprio gesto, dovendo separare maggiormente ogni lettera dall'altra, e la scarsità di fluidità e di mantenimento di contatto con il foglio impedisce alla persona di esprimersi compiutamente attraverso il gesto grafico nel corso della scrittura di una parola.
Alcune teorie valutano, insieme a molti altri elementi, il grado di adattabilità e addirittura alcuni aspetti intellettivi dal modo in cui le parole vengono trascritte. Così un soggetto particolarmente brillante potrebbe mostrare sul foglio parole anche di una certa lunghezza vergate senza staccare mai la mano la penna dal foglio, o facendolo solo in occasioni di stacco tra due lettere con un'attaccatura troppo differente.
Lasciando ai grafologi simili considerazioni troppo specialistiche, è comunque innegabile che le capacità espressive offerte dalla scrittura in corsivo siano decisamente superiori rispetto a quelle in stampatello. La perdita o l'estrema riduzione dell'abilità di lasciar scorrere la mano sul foglio implica a livello inconscio un desiderio, quando non sia un'imposizione esterna degli insegnanti, di omologazione, di nascondersi al giudizio, all'osservazione, lasciando trapelare di sé minori informazioni possibili.
Lo sforzo da compiere dovrebbe allora essere quello di aiutare i ragazzi a comprendere le motivazioni reali della scelta dell'uso dello stampatello, in modo da sciogliere eventuali tensioni, conflitti, dinamiche negative che pregiudicano l'uso di una calligrafia scorrevole e leggibile. In questo modo diventa possibile interrompere il circolo vizioso che nel tempo non farebbe altro che allontanare sempre più alla persona da sé, giungendo a mascherare anche a se stessa aspetti importanti del proprio essere.