ADHD: pregiudizi e false informazioni
Attention Deficit Hyperactivity Disorder (Disturbi dell'attenzione e Iperattività)
E’ piuttosto facile determinare il modo di presentarsi di una persona con ADHD, perché il suo agire è talmente dirompente e ricco che non si può fare a meno di notarne i differenti aspetti. Più complicato è riuscire a non farsi scudo delle apparenze andando a ricercare quegli aspetti più nascosti che però meglio possono indirizzare una diagnosi e un percorso operativo.
Il bambino ADHD non ha la curiosità operativa tipica dei bambini: non ha il tempo di rompere un oggetto per vedere come funziona, perché già nel prenderlo qualcos’altro ha catturato la sua attenzione.
Non è mai un bullo, né leader né gregario. Tutto il suo agire non ha intenzionalità né finalità, di conseguenza neppure di tipo aggressivo. Non gli interessa ottenere qualcosa in cambio di qualcosa d’altro, né cerca l’approvazione di un bullo dominante.
Ancora, non ha la possibilità di fermarsi a riflettere su una mancanza, perché non si ricorda più di averla commessa e perché anche volendo non può fermarsi. Non ha senso sgridarlo senza spiegargli brevemente ma in modo esauriente il motivo, perché quasi sicuramente non si ricorderà di aver commesso il fatto.
Infine, il soggetto ADHD non presenta mai deficit di intelligenza o ritardo mentale. Anzi, le sue potenzialità di apprendimento, convogliate adeguatamente da un intervento specialistico appropriato, risultano essere superiori alla norma.
L’Associazione Pedagogisti Clinici da anni si occupa della formazione di specialisti preparati ad accompagnare in un percorso di recupero i soggetti affetti da ADHD. Essi sono i rappresentanti di un mondo interiore ricchissimo e di un’energia apparentemente inesauribile. Riuscire ad incanalare e a rendere produttiva tale energia è l’obiettivo primario dell’intervento pedagogico clinico, indifferentemente su bambini e adulti.
Normalmente una diagnosi corretta porta a considerare l’utilizzo di farmaci per il contenimento del disagio. Attraverso un aiuto combinato farmacologico e pedagogico clinico è possibile avere una remissione completa dell’ADHD nel 67% dei casi, soprattutto attraverso lo studio e la messa in opera di strategie compensative personalizzate che permettono di vivere una vita normale. Tale dato è indicativo dell’efficacia delle tecniche pedagogico cliniche unite ad un supporto farmacologico, soprattutto nell’ottica di ridurre con il tempo un farmaco che risolve fino al 55% di casi ma che comporta l’assunzione a vita, con i relativi non trascurabili effetti collaterali.
La combinazione della terapia farmacologica con l’intervento psico-educativo a carattere pedagogico clinico invece, oltre a migliorare le relazioni con i coetanei e ad aumentare la soddisfazione di genitori e insegnanti per il trattamento, permette di utilizzare minori dosi di farmaco, spesso fino alla sospensione.