Incontinenze

Tra gli strumenti a disposizione del bambino per manifestare una situazione di disagio, l’evacuazione incontrollata di urine o feci è indubbiamente tra quelli che più minano la tranquillità famigliare.

I bambini iniziano ad avere controllo sfinterico cosciente intorno al secondo anno di vita, ma prima di etichettare un soggetto come enuretico o encopretico pare opportuno attendere il compimento del quinto anno, per escludere con sicurezza un semplice ritardo nello sviluppo.

Dopo aver accertato la mancanza di disfunzioni organiche, e quindi l’inutilità di terapie mediche o interventi chirurgici, si dovranno stabilire le cause del disordine somatopsichico. Tali cause inibiscono una corretta risposta alle sollecitazioni sensoriali percettive, essendo portatrici di distrazioni.

Esse provocando la mancanza del riconoscimento degli stimoli informatori, prevaricati dall’intensità emotiva della situazione vissuta dal soggetto.

Si parla di enuresi/encopresi primaria quando, contemporaneamente a uno stimolo, corrisponde la mancata ritenzione. Per enuresi/encopresi secondaria si intende invece la risposta ad uno stimolo che richiama un evento problematico originario.

Si tratta di un disturbo frequente nell’età adolescenziale, imputabile generalmente a cause traumatizzanti e favorito dall’aumento della carica ormonale, proprio dell’età. Il disturbo si verifica solitamente in momenti specifici della giornata, durante i quali il soggetto vive situazioni particolarmente stressanti o impegnative. Le cause scatenanti sono riconducibili raramente ad un singolo focolaio di origine, ed è pertanto necessaria un’analisi attenta e obiettiva che consenta di individuarle e di elaborare gli interventi educativi più adatti.

Una costante fra i fattori che provocano l’incontinenza è rappresentata dal richiamo genitoriale, che si traduce in un problema affettivo emozionale di fondo e trova sfogo complementare nel disagio corporeo.

L’aiuto maggiore da offrire al soggetto incontinente è rappresentato quindi dalla disponibilità al rapporto, specialmente da parte dei genitori.

In altre situazioni il bambino regredisce inconsciamente ad uno stadio in cui i genitori si occupavano anche dell’igiene del piccolo, esprimendogli il proprio affetto coccolandolo e accudendolo, ma soprattutto evitando di pretendere disciplina e responsabilità che ancora non è in grado di soddisfare.

Mostrarsi disponibili, attenti, fiduciosi nelle sue capacità senza pretendere più di quanto sia in grado di offrire, spesso si dimostra la terapia maggiormente efficace nella ricerca di soluzioni a questo tipo di disturbi.

Anche in questo questo caso un supporto pedagogico clinico può inoltre fornire strumenti specialistici per risolvere più rapidamente la situazione e ristabilire l’equilibrio personale.

Con gli strumenti giusti è possibile superare ogni ostacolo