Anoressia e bulimia
Molti disturbi che vengono semplicemente presentati come "disturbi alimentari" vanno analizzati sotto una prospettiva più ampia, che consideri le implicazione della sede orale nell’evoluzione della persona. Sin dai primi giorni dall’esterno provengono sostanze vissute anche come fonte di gratificazione (cibo), in un periodo della vita nel quale la bocca è fondamentale strumento di conoscenza (gli oggetti vengono messi in bocca prima ancora che guardati). Con l’acquisizione del linguaggio, la bocca diventa poi fonte di esteriorizzazione dei propri pensieri.
La bocca è quindi protagonista di funzioni alimentari, relazionali e di linguaggio. La maggior parte dei disturbi del comportamento a carattere alimentare trova nutrimento in una scarsa capacità di riconoscere le proprie emozioni e sensazioni psico-corporee. Il mancato riconoscimento di emozioni quali la rabbia o la frustrazione, ad esempio, può causare una sensazione di vuoto che viene colmata attraverso il cibo, anziché attraverso l’esternazione di uno sfogo fisico o reazioni positive per superare la difficoltà.
La pedagogia clinica ha a disposizione numerose tecniche di intervento, che un uso sapiente è in grado di utilizzare sinergicamente per ottenere il massimo risultato nei tempi minori.
La stimolazione delle sensopercezioni olfattorie, gustative e visive consente uno dei mezzi più piacevoli e utili a far riscoprire il proprio corpo a soggetti che lo mortificano giorno dopo giorno, inibendogli un corretto nutrimento o eccedendo nell’assunzione di cibo. Interventi che si differenzino dalla psicanalisi tradizionale o si integrino con essa permettono di agire in funzione del risveglio delle capacità del soggetto di percepire il proprio sé corporeo e di accettare la propria individualità come componente fondamentale del proprio Io.