Depressione e ansia
In questi ultimi anni le sindromi ansioso-depressive sono diventate oggetto di studi approfonditi.
I soggetti colpiti, a qualunque età, subiscono processi destrutturanti che coinvolgono tutti gli aspetti della persona, e che rendono difficile, se non impossibile, lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Il soggetto infatti presenta disturbi principalmente nella sfera dell’umore, ma risentono del problema anche l’atteggiamento motorio, la qualità delle relazioni interpersonali e la fluidità del pensiero. La paura della perdita e della novità che essa produce sono alla base della depressione.
Si può trattare di perdita reale derivante da un evento esogeno (il decesso di una persona cara, il trasferimento in un’altra abitazione o gli esiti di catastrofi naturali) o endogena, cioè immaginaria, per la quale il soggetto teme che l’evento immaginato si verifichi al punto da soffrirne come se fosse già avvenuto. Questa forma depressiva è alla base dei disagi maggiori, dal momento che non si ha una causa da additare per giustificare il proprio malessere.
La depressione può avere andamento bipolare, presentandosi in alternanza a momenti di serenità o di esaltazione che però riconducono inevitabilmente alla sindrome depressiva, in un crescendo che da uno stato d’ansia conduce alla depressione, fino a tradursi in angoscia e momenti di panico, con le tipiche alterazioni del sistema neurovegetativo: palpitazioni, sudorazione, pallore, svenimento.
Ansia e depressione influenzano il soggetto in maniera diversa a seconda dei momenti della giornata: l’ansioso risente maggiormente del disagio durante le ore serali, mentre si solleva al mattino. Il depresso vive una situazione inversa, per cui subisce i disturbi maggiori al mattino e trova conforto nella sera. Autunno e primavera sembrano inoltre essere le stagioni nelle quali si verifica la maggiore insorgenza delle alterazioni dell’umore.
Il bambino può dimostrare sintomi di depressione con il calo del rendimento scolastico e dell’interesse verso la scuola, alterazioni dell’appetito e del sonno. Entro i primi due anni di vita l’evento scatenante, la perdita reale (ad esempio per l’inizio dell’attività lavorativa della madre) o immaginaria (come avviene per la nascita di un fratellino), può facilmente causare la depressione anaclitica, nella forma descritta da Spitz.
Nel caso di un rapporto con la madre soddisfacente, l’equilibrio può essere ristabilito con il suo ritorno, o con la comparsa di una figura sostitutiva entro 2-3 mesi. Se l’assenza continua, il bambino prosegue nell’evoluzione depressiva, mostrando disturbi del sonno, assunzione frequente della posizione fetale, regressione del linguaggio e mancanza di appetito fino al deperimento. Nel caso in cui la relazione già prima non fosse positiva si potranno verificare episodi di ansia, che però non sfoceranno nella depressione.
Nell’adulto compare anche il calo della libido, accompagnato da un aumento del sonno, pur potendo verificarsi un risveglio mattutino anticipato e connotato da preoccupazione per l’andamento della giornata.