Il labirinto, mistero e potenza

Soltanto chi lascia il labirinto può essere felice, ma solo chi è felice può uscirne

Il Labirinto appartiene al patrimonio dell'umanità, e come tale si presenta in varie forme e sotto diversi aspetti a seconda della cultura e del vissuto di ogni gruppo umano. Ma a prescindere dalle diversità particolari, gli elementi alla base dei labirinti sono comuni in ogni parte del mondo e in qualunque epoca storica, indipendentemente dal fatto che ci siano stati contatti socio-culturali o meno: a partire da più di tre millenni fa il Labirinto è presente dal Perù a Sumatra, dall'antico Egitto alle civiltà Maya, dall'Islanda all'Arizona, fino in India, Europa e Americhe.

La natura del Labirinto attinge alla memoria collettiva, e come tale non ha bisogno di essere spiegato o si avverte la necessità di imparare a farli: semplicemente è presente nel nostro patrimonio di conoscenze. Che si tratti di cerchi tracciati nella sabbia, di incisioni nella pietra, elaborati intrecci di fibre o disegnati su stoffa o sui tronchi degli alberi, di solchi nel terreno o opere murarie o con mosaici o sabbia, permanenti o effimeri, ogni labirinto è insieme riconoscibile pur nella sua unicità.

Il Labirinto vero e proprio ha storicamente forma circolare, e rappresenta l'unione di insiemi di linee concentriche accuratamente connesse fra loro. La sua struttura non presenta quasi mai variazioni particolari, proprio perché la sua forza non risiede tanto nella complessità quanto piuttosto nell sua stessa natura. E trattandosi di un simbolo, è tanto facile da costruire quanto difficile da attraversare.

Non stiamo parlando ovviamente di labirinti con i quali mettersi alla prova in un gioco quasi infantile, che prevede solamente la scoperta di un percorso all'interno di un tracciato. Il mistero del Labirinto è tale da avergli conferito in tempi passati la funzione di centro sacro di molte città. Addirittura venivano erette fortificazioni che proteggessero mosaici e labirinti, come avvenne per esempio nelle città maggiori dell'Impero Romano. A volte simboleggiavano il percorso da compiere nell'arco della vita, ed è per questo che non è raro trovare mosaici nelle pavimentazioni di chiese e cattedrali. Chartres, edificata intorno al 1200, ne rappresenta un meraviglioso esempio, mostrando come il profano e il sacro si uniscano nella necessità dell'uomo di elevarsi a Dio e alla propria spiritualità insieme, facendo parte di una stessa natura. Il tracciato in questo caso occupa un diametro di 12 metri, corrispondente alla quasi totalità della navata della chiesa, e porta il pellegrino dall'esterno verso il centro. Si tratta dei Labirinti dotati di maggiore forza, nei quali la fede è sufficiente a condurre, attraverso il percorso indicato, la meta.

Il Labirinto prevede tradizionalmente un ingresso, un percorso da compiere, più o meno tortuoso e ricco in misura maggiore o minore di ostacoli o occasioni di riflessione e di crescita, un centro in cui sostare e trovare aiuto e un percorso di uscita, diverso da quello già percorso o semplicemente a ritroso. A volte l'entrata e semplice ma non così si può dire del percorso di uscita, tortuoso e complicato. In altri casi è invece molto arduo giungere al centro mentre si incontra un percorso lineare per uscirne. Ogni labirinto ha caratteristiche proprie, e l'inconscio che si trova ad affrontare la prova del labirinto può viverla al meglio delle proprie possibilità nella sicurezza che dal Labirinto l'obiettivo, e quindi la via d'uscita, sono sempre raggiungibili.

Con gli strumenti giusti è possibile superare ogni ostacolo